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LE INVASIONI BARBARICHE
(LES INVASIONS BARBARES)
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  Stampa questa scheda Data della recensione: 9 gennaio 2004
 
di Denys Arcand, con Remy Girard, Stéphane Rousseau, Marie Josée Croze, Louise Portal, Johanne-Marie Tremblay, Yves Jacques (Canada, 2003)
 
A quasi vent'anni di distanza, Denys Arcand dal suo privilegiato osservatorio esistenziale nel Quebec resuscita i personaggi che resero celebre IL DECLINO DELL'IMPERO AMERICANO. Il tempo delle illusioni di quei velleitari anni Ottanta e di quegli esilaranti e spregiudicati bilanci sulle abitudini sessuali di diversa estrazione dei protagonisti è naturalmente trascorso. Ma non così l'impertinenza originale, l'intelligente energia di un modo di far cinema: che permette ad un film come LE INVASIONI BARBARICHE di affrontare un tema come quello della della morte con una serenità ed una lucidità che riesce addirittura a sconfinare nel disincantato umorismo che caratterizza da sempre il suo autore.

Cinema iscritto in una precisa generazione e classe sociale; e non solo perché gli attori rimangono gli stessi. E una regia che si affida al pudore ed alla sensibilità di uno stile che si nasconde dietro all'attenzione per i personaggi. Anche se qualcuno (a Cannes dove il film è stato premiato per la sceneggiatura e l'interpretazione di Marie-Josés Croze) ha parlato di cinema pigramente tradizionale, nulla è più fuorviante. Il cinema non è fatto soltanto di piroette più o meno giustificate della cinepresa o di diavolerie computerizzate eventualmente innovative sul piano tecnico, genere MATRIX per intenderci. Ma anche dello splendido equilibrio e dell'inventiva della sceneggiatura di LE INVASIONI BARBARE, dell'intelligenza dei suoi dialoghi, della riflessione indotta da un tono che sa raccontarci la morte usando le consolazioni più felici della vita.

Di una visione registica, ancora, o di un montaggio che si adattano con grazia ed armonia a tanta consistenza umana; di attori ritrovati e perfetti. Ai quali viene ad aggiungersi quello straordinario personaggio femminile, angelo accompagnatore che con la problematica del film ha più di una affinità trattandosi di una giovane drogata; osservata, finalmente, da una prospettiva inedita. Tutte cose che bastano a fare di un film classico come quello di Denys Arcand un uso ed un significato , proprio al contrario, assolutamente moderno.


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